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Sovrappesca in Europa: il caso delle aringhe e la sfida della gestione ecosistemica

Lo stato della pesca nell’Unione europea

Lo stato della pesca nell’Unione europea

Nonostante i tentativi dell’Unione europea di porre fine alla sovrappesca (overfishing) entro i primi anni del decennio in corso, la realtà è diversa: circa il 70% delle specie commerciali pescate nel Nord Europa si trova ancora in una condizione di sovrappesca, declino o collasso. Questo fallimento è attribuibile a un sistema di gestione delle risorse ittiche che, pur formalmente ispirato alla sostenibilità, è afflitto da distorsioni burocratiche, stime ottimistiche e pressioni lobbistiche.

Il sistema delle quote di pesca (Total allowable catches — TACs), stabilite annualmente dalla Commissione europea in collaborazione con l’International Council for the Exploration of the Sea (ICES), è spesso manipolato lungo la catena decisionale. Le stime dell’ICES, basate su un teorico recupero completo degli stock ittici, risultano regolarmente sovrastimate. Di conseguenza, le quote finali approvate dal Consiglio “Agricoltura e pesca” dell’Unione europea sono spesso scollegate dalla reale capacità rigenerativa degli ecosistemi marini.

Il caso delle aringhe: un collasso annunciato

Il caso delle aringhe: un collasso annunciato

Un esempio emblematico di questa crisi è rappresentato dalle aringhe del Baltico occidentale (Clupea harengus): un tempo tra le popolazioni più abbondanti al mondo, le aringhe norvegesi hanno subito un declino drammatico del 68% della biomassa adulta tra il 2019 e il 2023, a causa di un prelievo eccessivo e mal calibrato.

Uno studio dell’Institute of Marine Research di Bergen ha evidenziato come la pesca selettiva degli adulti, tra il 2017 e il 2022, abbia superato del 40% le quote raccomandate. Questo ha compromesso la trasmissione culturale delle rotte migratorie e delle aree di deposizione delle uova, fondamentali per la sopravvivenza della specie.

Specie sovrasfruttate e sottopescate nel Mar Baltico

Specie sovrasfruttate e sottopescate nel Mar Baltico

Nel Mar Baltico occidentale, le specie commercialmente più ricercate sono tre: merluzzi, aringhe e platesse. Mentre le prime due sono in uno stato permanente di stress, le platesse e altri pesci piatti — come le passere e le limande — sono stabili o in aumento. Nel 2022, è stato pescato solo un decimo della quantità di questi pesci che si sarebbe potuta prelevare senza minacciarli.

Verso un approccio ecosistemico alla gestione della pesca

Verso un approccio ecosistemico alla gestione della pesca

Per superare i limiti dell’attuale sistema, l’UE sta promuovendo l’adozione dell’Ecosystem-Based Approach to Fisheries Management (EBFM), un modello che considera non solo le singole specie, ma l’intero ecosistema marino, comprese le interazioni ecologiche, sociali ed economiche.

Secondo il briefing del Parlamento europeo (EPRS, 2025), l’EBFM è già previsto dalla normativa europea, ma la sua implementazione è ancora limitata. Le principali difficoltà includono lacune conoscitive, complessità decisionali e assenza di un quadro istituzionale integrato. Tra gli strumenti già in uso vi sono i Piani di gestione pluriennali (Multiannual plans — MAPs) e il Regolamento sulle misure tecniche (Technical Measures Regulation — TMR).

Conclusione

Conclusione

L’overfishing in Europa è il risultato di un sistema che ha privilegiato interessi economici a breve termine, ignorando la complessità degli ecosistemi marini. Il caso delle aringhe dimostra quanto sia urgente un cambio di paradigma. Solo attraverso un approccio ecosistemico, basato su dati scientifici solidi e su una governance trasparente, sarà possibile garantire la sostenibilità della pesca e la salute degli oceani europei.

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